All’interno della storia dei rapporti tra Amatrice e Roma, una tappa fondamentale è la vicenda della diffusione dell’Amatriciana. Nel 18° sec. A Napoli, Genova e più in generale nelle città del Mediterraneo, si diffondeva la pasta secca lavorata a mano. La pasta asciutta di semola di grano duro era facile da conservare, trasportare e , soprattutto, costava poco. Nel 1759, i territori dell’ Abruzzo Citeriore e Ulteriore, venivano trasferiti dai Medici di Firenze ai Borboni: fu in questo periodo che i pastori amatriciani entrarono in contatto con la pasta asciutta napoletana. L’incontro della Gricia (ricetta originaria) con il pomodoro, quasi sicuramente, non avvenne nelle montagne amatriciane. Il pomodoro, a causa della scarsa adattabilità alle colture di montagna, tardò ad arrivare nella conca Amatriciana. Fu solo a partire dal 1875, quando il piemontese (e non meridionale) Francesco Cirio introdusse i barattoli di pelati, che il pomodoro trovò largo impiego anche nella cucina di montagna. E’ presumibile quindi che l’incontro tra la gricia e il pomodoro avvenne a Napoli, anche se la vera e propria diffusione di questa ricetta si ebbe a Roma, città che gli amatriciani avevano conquistato da tempo.